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The Marians Magazine è creato per offrire un servizio di orientamento cristiano  rispetto a probblematiche e grandi quesiti che interpellano la nostra coscienza.Questa settimana vi proponiamo dalla pagina dedicata al Sacerdote risponde:
MA IL CARNENALE OFFENDE DIO ?
Caro Padre Valleti, sono un giovane e seguo il cammino della Vergine dell’Eucaristia. Vorrei sottoporle una semplice domanda: il carnevale offen-de Dio? Partecipare è peccato?Dal diario di Suor Faustina Kowalska si legge:"Un altro giorno - scrive Santa Faustina - Gesù si è fermato davanti a me, spo-gliato dalle sue vesti, con tutto il corpo ricoperto da piaghe: aveva gli occhi inondati di sangue e di lacrime, tutto il volto sfigurato, coperto da sputi... Era l'ultimo giorno di carnevale, il 9 febbraio 1937, ed il Signore mi ha fatto conoscere, in un solo momento, i peccati del mondo intero commessi in quel giorno. Svenni per lo spavento e, sebbene conosca l'abisso della misericordia di Dio, mi meravigliai che per-mettesse ancora al genere umano di esistere”.In riferimento alla Sacra Scrittura dove viene menzionato tutto ciò? La ringrazio per la sua risposta. Sia lodato Gesù Cristo. Cosimo
Carissimo Cosimo, ti rispondo innanzitutto su cosa non è il carnevale...
 Il carnevale non ha nulla a che fare con una festa religiosa ma tuttavia non lo si può calcolare senza il calenda-rio delle festività liturgiche. Prima di addentrarci nella materia ebbene fare la netta distinzione tra Carnevale come festa per i bambini e formula che nasconde sotto una maschera il vizio per gli adulti. Inizierò con la pri-ma categoria anche se è bene osservare che in soggetti di età evolutiva cambia assolutamente il giudizio per via dell’evoluzione della personalità rispetto alla goliardia.
Per i bambini il carnevale è uno spazio di gioia che passa tra i loro paesi attraverso colori, personaggi; essi vedono un’occasione di serena pausa, appro-fittano di creare relazione attraverso il divertimento sano per le realtà ludiche che li fanno sentire protagonisti e un po’ più alleggeriti dalle brutte notizie che riempiono il 90% della loro giornata. Per i piccoli il carnevale è la festa della fantasia creatrice, della liberalizzazione dei bisogni, della socializzazione dei disagi e si inserisce virtuosamente nel loro "mondo vitale", procurando occasio-ni di autentica festa.
Altro è invece per gli adulti che vedono nel carnevale una sorta di festi-val delle vanità e delle luci fasulle, smorte, dall´intenzionalità maliziosa, sapen-do di agire in un contesto di "leggerezza" e di "permissione" sociale correndo il serio rischio di riempire le piazze di oscene volgarità e non di soddisfazione che rallegra il cuore con una festa allegorica e non offensiva talvolta blasfema: es: travestimenti di monache, preti portati su carri in atteggiamenti doppi.
Le radici del carnevale sono provenienti da diverse realtà: ebree, pagane, cristiane con aspetti comuni all’uomo di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Nel calendario delle festività ebraiche al carnevale corrisponde grosso modo la festa dei Purim, che ricorda la salvezza di Israele dall’incombente persecuzione degli ebrei nel regno di Persia, salvezza conseguita, secondo il racconto biblico, dalla regina Ester. La gioia scatenata con cui la festa viene celebrata esprime il senso di liberazione che, in questo giorno, non è solo me-moria , ma promessa: chi è nelle mani del Dio di Israele, è libero in partenza dalle insidie dei suoi nemici.
Al tempo stesso, dietro questa festa scatenata e profana, che aveva e ha tuttavia il suo posto nel calendario religioso, c’è quella conoscenza del ritmo del tempo, validamente espressa nel libro di Qoèlet. ―Tutto ha la sua ora e c’è un tempo per ogni cosa sotto il sole: un tempo per la nascita e un tempo per la mor-te, un tempo per piantare e un tempo per cogliere ciò che si è piantato … un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per lamentarsi e un tempo per ballare‖ (Qo 3,1ss.).
P. Raimodo Valleti

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