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Sul senso che ha la riparazione

In preparazione delle giornate di riparazione che si terranno il 22-23-24 ottobre a Manduria siamo sollecitati a meditare su uno stralcio della LETTERA ENCICLICA MISERENTISSIMUS REDEMPTOR DEL SOMMO PONTEFICE PIO XI SULL'ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESU'
«Tu non hai voluto né vittime né oblazioni, ma mi hai formato un corpo; non hai gradito né olocausti né sacrifici espiatori. Allora io dissi: Ecco, io vengo » Sebbene la copiosa redenzione di Cristo, con sovrabbondanza « ci condonò tutti i peccati », tuttavia, per quella mirabile disposizione.


 
della divina Sapienza secondo la quale nel nostro corpo si deve compiere quello che manca dei patimenti di Cristo a favore del corpo di Lui, che è la Chiesa , noi possiamo, anzi dobbiamo aggiungere alle lodi e soddisfazioni « che Cristo in nome dei peccatori tributò a Dio », anche le nostre lodi e soddisfazioni. Ma conviene sempre ricordare che tutto il valore espiatorio dipende unicamente dal cruento sacrificio di Cristo, il quale si rinnova, senza interruzione, sui nostri altari in modo incruento, poiché « una stessa è la Vittima, uno medesimo è ora l’oblatore mediante il ministero dei sacerdoti, quello stesso che si offrì sulla croce, mutata solamente la maniera dell’oblazione » . Per tale motivo con questo augusto sacrificio Eucaristico si deve congiungere l’immolazione dei ministri e degli altri fedeli, affinché anche essi si offrano quali « vittime vive, sante, gradevoli a Dio ». Anzi, San Cipriano non esita ad affermare « che il sacrificio del Signore non si compie con la dovuta santificazione se l’offerta e il sacrificio nostro non corrisponderanno alla passione » . Perciò l’Apostolo ci ammonisce perché « portando nel nostro corpo la mortificazione di Gesù » e sepolti e innestati con Cristo in somiglianza con la sua morte , non solo crocifiggiamo la nostra carne, i vizi e le passioni « fuggendo la corruzione della concupiscenza che è nel mondo » , ma « la vita di Gesù si manifesti così nei corpi nostri » e fatti partecipi del suo sacerdozio eterno possiamo offrire « doni e sacrifici per i peccati » . Non sono, infatti, partecipi di questo arcano sacerdozio e dell’ufficio di offrire soddisfazioni e sacrifici quelli solamente di cui il Pontefice nostro Cristo Gesù si vale come di ministri per offrire a Dio un’oblazione monda in ogni luogo dall’oriente all’occidente , ma anche tutta la moltitudine dei cristiani, chiamata a ragione dal Principe degli Apostoli « Stirpe eletta, Sacerdozio regale » , deve offrire sacrificio per i peccati per sé e per tutto il genere umano , quasi non altrimenti che ogni sacerdote e pontefice «preso fra gli uomini è preposto a pro degli uomini in tutte quelle cose che riguardano Dio » .
Quando poi l’oblazione nostra e il nostro sacrificio avranno più perfettamente corrisposto al sacrificio del Signore, ossia noi avremo immolato l’amore proprio e le nostre passioni, e crocifisso la nostra carne con quella mistica crocifissione di cui parla l’Apostolo, tanto più copiosi frutti di propiziazione e di espiazione raccoglieremo per noi e per gli altri. Mirabile legame stringe infatti i fedeli tutti con Cristo, come quello che corre fra il capo e le altre membra del corpo, e similmente quella misteriosa comunione dei Santi, che professiamo per fede cattolica, onde gli individui e i popoli non solamente sono uniti fra loro, ma altresì con lo stesso « capo che è Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità » . Questa fu la preghiera che lo stesso Cristo Gesù, mediatore tra Dio e gli uomini, vicino a morte rivolse al Padre: « Io in essi e tu in me, affinché siano consumati nell’unità » .

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